Antonio Stagnoli

Oggi se ne è andato uno dei più grandi poeti dell’arte italiana, il M°Antonio Stagnoli.  La Chiesa di San Giorgio, gioiello che sovrasta il nostro borgo medievale e cornice degna di tanta bellezza, ne ha accolto le spoglie. Poco prima del Canone di Pachelbel ha preso parola l’ex sindaco di Milano, Borghini. Con timore ho creduto che quell’insolito connubio di semplicità e perfezione lasciatoci in eredità da Stagnoli venisse in qualche modo falsato da parole troppo pensate o artificiose. Un timore smentito. Profondo il discorso e intenso il ricordo attraverso la descrizione di uno dei suoi grandi capolavori: un vecchio riscaldato da un mantello e un bambino che spunta fuori e si protegge dal freddo severo dell’inverno, quasi a simboleggiare la durezza della vita che non risparmia nessuno, nemmeno i più piccini.

Il suo tortuoso cammino ha portato noi a credere di doverlo proteggere dalle insidie terrene quando, invece, siamo e saremo noi ad essere protetti per sempre dalla magnificenza delle sue opere.
Oggi, giorno dell’addio, i giovani presenti al funerale si contavano sulle dita di una mano.
Nessun discorso delle autorità a omaggiare uno dei più grandi protagonisti dell’intero patrimonio artistico italiano: non un saluto, non una parola, non un grazie a nome di tutta la Comunità bagossa.
Sarebbe bastato. Molti gli articoli in merito in questi giorni e gli speciali non tarderanno ad arrivare. Non credo diranno questo.

Quando forse la frenesia avrà preso il sopravvento e l’apatia avrà cancellato qualsiasi motivo per il quale essere orgogliosi di questa terra, spero che il rivedere quel bambino ci ricorderà che un tempo c’era un grande uomo di nome Antonio Stagnoli che l’ha degnamente e orgogliosamente rappresentata.