Sul Carnevale di Bagolino

I nostri figli non parlano bagosso correttamente e correntemente.
Non siamo più in grado di andare in maschera come una volta.
Il carnevale diviene così come la società dal quale proviene. Ne è lo specchio. E’ stato così nei secoli fino a quando non ha incontrato l’era della globalizzazione.
Non si può fare un carnevale che è il rivivere l’antico mondo contadino, se di quel mondo non conosciamo quasi più nulla e non ne sentiamo l’importanza perché il consumismo ci sta facendo credere che il ritmo naturale delle cose (sul quale il mondo contadino ha fondato la propria esistenza) non sia più essenziale.
O ritorniamo alle origini (e non credo sia possibile) o accettiamo il lento divenire delle cose. Accettare significa vedere un cambiamento e prenderne atto. Il cambiamento si concretizzerà, ad esempio, in giovani, pochi, che andranno in maschera parlando un bagosso molto approssimativo, andando a bar e non a cucine (non solo perché non saranno in grado di tenere un discorso o di prendere in giro il padrone di casa riguardo i suoi difetti o scimmiottando eventi combinati durante l’anno, ma anche perché molte persone non apriranno loro la porta: per paura, perché la vita è diventata una corsa e sembra non si abbia più il tempo, la voglia di fare queste cose; forse non se ne capisce più il senso o, quantomeno, lo si mette in dubbio).
Il senso del carnevale si sta perdendo insieme al senso della vita in questa società che ha comodità e benessere, che non è più legata ai ritmi della natura, che raramente conosce fatica fisica.
E’ una vita che probabilmente è più facile e dove il diritto si è evoluto, ma che non riesce più ad accogliere un certo tipo di esistenza, dove donne e uomini avevano precisi compiti e doveri, nonché definiti ruoli.
La penso così: scomoda (forse come al solito), ma questo è quanto.
Se così non fosse e io mi sbaglio, dovremmo ritornare almeno a 30/40 anni fa (limite minimo), con i genitori di un tempo, con la società di un tempo (e le scomodità di un tempo) creata sulla base di una determinata tradizione. Quel “un tempo”, scomodo e legato indissolubilmente alla natura, ha creato tutto ciò che abbiamo visto e riprodotto fino a poco fa.
Prima lo ammettiamo, prima ce ne faremo una ragione.

Chi è legato alla terra e agli animali per lavoro resiste e rallenta il processo (anche per gli altri): parla bagosso perfettamente, conosce la natura e i suoi principi. Gli altri?

Il carnevale sta morendo perché la gente si è allontanata dalla natura e non ne riconosce più il suo ritmo. Lo sente, come richiamo, ma non è sufficiente a un ritorno alla terra.