Il Custode di Mothia

Le saline di Mothia, uno dei luoghi più suggestivi e autentici che abbia mai visto. Così come un tempo, oggi, sono. La struttura del mulino principale si è adeguata all’orda turistica: la sua pancia accoglie oggi, oltre ai meccanismi antichi, un piccolo negozio e una sala riunioni. Al di fuori, semplici zattere sono attraccate per trasportare i visitatori. Intorno, tutto è immutato. L’acqua è bassa e divisa in vasche di grandezza e profondità diverse. A fianco, cumuli di tegole formano muretti ordinati in attesa di coprire, come un mantello, le montagne di sale isolandole dalle impurità delle piogge. Le pale dei mulini si assicureranno a breve una costante aerazione così da asciugare l’oro bianco; dal 1500 ad oggi, stagione dopo stagione, tre raccolte l’anno, tutte nel periodo estivo.
Siamo arrivati in questo luogo perché di fronte alla nostra casetta abitano due anziani che in un pomeriggio d’estate hanno condiviso la loro bella storia.
Negli anni ’60 lui sorvolava per lavoro la Sicilia. Ad un tratto, vide dall’alto questo piccolo borgo (San Vito Lo Capo) e si disse che, prima o poi, ci sarebbe andato. Poco dopo conobbe la moglie, ebbero dei figli e decisero così di trascorrere le loro vacanze in questo sperduto angolo del sud. Sono passati cinquant’anni, ormai sono in pensione e questi due distinti signori romani si sono trasferiti dalla Capitale proprio in quel piccolo borgo visto dall’alto di un bimotore.
La casa è bianca: sul retro (la parte che noi vediamo), la terrazza è ricca di anfore nelle quali sono piantate piccole rose multicolore. Alla loro base, sassi bianchi tondi e levigati, raccolti dalla spiaggia del Monte Cofano, disegnano un giardino curato e ordinato. Non c’è foglia ingiallita che non venga divelta o fiore appassito che non sia sostituito. Lei è ancora una bella signora: capelli corti bianchissimi e vestiti etnici mettono in risalto non solo il fisico, ma anche l’indole, intraprendente e bucolica. Dopo tanto tempo, conoscono molto bene il territorio e hanno voluto condividere con noi alcuni luoghi da non perdere prima di partire. Vorrei raccontarvi delle Saline, ma la calura estiva è intensa. Lo farò, ma non ora. Ora tocca a “Il Custode di Mothia”.
Sono entrata qualche giorno fa in un negozietto di artigianato locale. Ho chiesto se ci fossero delle maschere del posto, ma mi è stato detto che qui non esistono. Ci sono però le marionette. Ecco, dovessi costruirla, costruirei il custode di Mothia.
Farvi capire il personaggio è impresa ardua perché la percezione che ho avuto è stata viziata anche dalla mia predisposizione e dalla mia situazione. Immaginatela così: caldo insistente, quattro adulti, quattro bimbi piccoli, zaini e ingombri vari da trasferire sulla zattera. Dimenticavo i passeggini… Son momenti, come dico sempre! Finalmente approdiamo su quest’isola. Non vi dico il fascino della traversata: saline, mulini a vento, zattere, noi su questa piccola barca dove il timoniere, vista la bassa stagione, ci faceva da Cicerone e ci spiegava che secondo lui, nativo di Marsala (dall’arabo Mars-Allah, il Porto di Dio), quella fosse la parte più bella de “‘a Sicìia”. La sua frase: “È bello anche a Catania, lì c’è ‘La Montagna’ (l’Etna), sembra che ci sia tutto solo lì. Hanno “‘o vulcano, ma il mare ènnnero. E ammmme, il mare nero, nun me piasce”. 
Siamo arrivati a Mothia e abbiamo preso una piccola strada sterrata disegnata a lato da una vegetazione rigogliosa che regalava, a tratti, un po’ d’ombra. Ad un certo punto, sulla sinistra, è spuntata una piccola casa di legno. Dentro, silente, il Custode di Mothia. Un bell’uomo sulla cinquantina, capelli neri e mossi. Occhiali da sole neri. Nella casetta, all’ombra, al coperto. Attendeva i turisti per far pagare una tassa dovuta sia perché l’isola è privata (di Mr. Whitaker), sia perché è in un parco. È lì per staccare biglietti e ricevere la somma dovuta.
La mia amica si è avvicinata per pagare e chiedere informazioni. Lui ha alzato il mento e ha proferito quattro parole stanche. Non so se si sia mossa la lingua. La bocca era aperta ed è uscito un sibilo. Lei mi guarda e io ricambio con uno sguardo rassicurante che in breve consisteva in un “non andremo persi anche senza spiegazione”. Abbiamo pagato. Precedevo la piccola comitiva perciò, per liberare il passaggio, ho cominciato a spingere il passeggino. ll tempo di girarmi per assicurarmi di essere seguita dagli altri, vedo la testa nera, arruffata, con quegli occhiali da sole che, con uno sforzo sovrumano esce dalla finestra della casetta e dice ‘bradiposamente’: “Ma anche i bambini sono con voi?” Gloria ed io, sorridendo, abbiamo annuito come a dire “certo, siamo stati qui davanti fino adesso, non li hai visti? Non c’è nessun altro su quest’isola!” Lui, dovevate vedere lui. Con un cenno ci ha detto: “Dovevano fare il ridotto, ma ormai…. va bene così”.
“Ormai”, ancora ci penso a quell'”ormai”.
Ha ritirato la testa. Si è riseduto. E quello è stato tutto il suo rumore.
Chissà cosa starà facendo, ora, il Custode di Mothia…